Il 35% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni restano connessi ai social network per 3-5 ore al giorno, e il 22% dei più grandi non si stacca dal cellulare fino a notte inoltrata. Si può parlare di una vera e propria forma di dipendenza.
Stati Uniti un nuovo termine: vamping, un fenomeno nato oltre oceano e che oggi interessa anche l’Italia, sempre più diffuso, e che riguarda i ragazzi che stanno svegli la notte, proprio come vampiri, spesso fino all’alba. Per fare cosa? Per socializzare in rete, tra WhatsApp, Facebook, Instagram o Youtube. Per chiacchierare, confidarsi, raccontarsi, sentire di appartenere ad un gruppo.
La moda nasce dalla necessità di percepirsi connessi ed esclusivi perché parte di un club notturno e, soprattutto, liberi dai controlli diurni dei genitori e degli adulti, che dormono.
In merito al vamping sono stati scritti davvero molti interessanti articoli di cui vi presento una sintesi.
Molti psicologi e sociologi sostengono che questo fenomeno non sia altro che ilrisultato di una vita troppo piena di impegni, sport, compiti, corsi e ai ragazzi manca il tempo per socializzare con gli amici: così si riducono a farlo di notte. in parte ciò è vero, anche se non per tutti, ma personalmente ritengo che ci siano altre risposte ed una visione più ampia che descrive la ribellione e la necessità di sentirsi speciali, migliori, già grandi, di rifugiarsi in un mondo alternativo, il bisogno di esserci per sentire di esistere.
I risultati del vamping, i famosi campanelli d’allarme, sono poche ore di sonno, poca attenzione a scuola, irritabilità, emicranie e abuso di antinfiammatori e analgesici, con testimonianze da parte degli insegnanti che vedono questi ragazzi addormentarsi sui banchi di scuola ogni giorno.
Rimanere collegati in rete fino a tardi non è grave se capita una volta ogni tanto, magari nel week end. I genitori però dovrebbero allarmarsi se il proprio figlio di giorno ha sempre sonno, si sente stanco, è irritabile, fatica a stare attento, ha spesso mal di testa e se vi sono ripetuti riscontri in tal senso anche da parte degli insegnanti.
Secondo alcune ricerche il vamping, così come l’uso eccessivo di internet, possono creare una sorta di ipnosi diventando una vera e propria ossessione, innescando gli stessi meccanismi di alcune dipendenze anche per la paura e l’ansia di essere tagliati fuori, di non far parte di ciò che conta davvero ed arrivare alla FOMO (Fear of Missing out) di cui parla in modo molto chiaro la dott.ssa Laurenti in questo articolo: http://www.latoscurodelweb.it/blog/fomo-vamping-hikimori/
Per evitare che una semplice e sporadica trasgressione diventi un’abitudine nociva i genitori dovrebbero educare i figli alla tecnologia fin da piccoli, dando regole chiare e precise e coerenti come ore prestabilite per tv, video giochi e computer. Affiancare i ragazzi nell’utilizzo di internet ed essere presenti, come esempio coerente nelle azioni e sempre disponibili alla comunicazione ed al mettersi in gioco con loro. Genitori autorevoli, non autoritari. E per quanto questi due termini possano all’apparenza essere simili sono in realtà opposti.
Ciò che ho riportato finora mi porta ancora maggiormente a sostenere personalmente e professionalmente la necessità di aiutare e formare ragazzi, genitori, figure educative in generale all’educazione digitale, alle relazioni digitali. Concordo pienamente con quanto affermato da Gianluca Nicoletti in un recente articolo dove afferma che il social networking andrebbe introdotto come materia obbligatoria nelle scuole sin dalle classi elementari. Perché in ogni ambito è fondamentale lavorare ed occuparsi della prevenzione e del sostegno.
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